Battere due realtà storiche come Bologna e Nettuno non è cosa da tutti i giorni per nessuno. Figuriamoci per due realtà che tanto piccole non sono, visto che vantano una media di circa 200 tesserati, ai quali vanno sommati dirigenti, genitori, sostenitori a vario titolo, ma che fanno soprattutto dell’attività giovanile il loro “core business” e le rispettive squadre seniores rappresentano da una parte lo “sfogo” per quei giocatori che non hanno ambizione di arrivare al massimo livello, o che al massimo livello sono già stati, dall’altra il trampolino di lancio per una carriera che ci si augura luminosa e piena di soddisfazioni.

Non c’è, insomma, ne per la Farma Crocetta, ne per la Ciemme Oltretorrente, l’ambizione di arrivare a competere con le grandi potenze del baseball italiano, ma, se mai, di riuscire a fornire loro il maggior numero di giocatori possibili, formati nel proprio vivaio.

Tuttavia, questa stramba e assurda formula del campionato ha dato loro l’opportunità di misurarsi in parte anche con i presunti “squadroni” del baseball nazionale. Le partite non hanno nessun valore per la classifica, ma rappresentano una ghiotta opportunità per sfidare giocatori di un livello superiore e, perché no, togliersi la soddisfazione di raggiungere un risultato prestigioso.

Due anni fa c’era riuscito il Collecchio, che aveva battuto il Parmaclima, lo scorso anno la gioia è toccata alla Crocetta, che aveva superato al “Tie-break” il San Marino, in questo week-end ancora la Crocetta e la Ciemme hanno festeggiato una grande impresa. Sabato sera la Farma, con una prova magistrale, ha imposto lo stop ad un Nettuno che non nasconde l’ambizione di arrivare alle semifinali scudetto, ieri la Ciemme ha fatto forse ancora meglio, battendo, nella partita del lanciatore italiano per giunta, una delle tre squadre candidate alla vittoria finale del campionato.

LA SERATA DI GALA DELLA FARMA

Ma andiamo con ordine. Sabato sera. La Farma aveva appena perso in modo più che dignitoso con il Nettuno, per 6-1. Aveva festeggiato il secondo fuoricampo in tre settimane di Federico Dentoni, protagonista in battuta con un bel 3 su 4. A metà partita la quadra di Begani aveva accarezzato la speranza di poter riagganciare la partita, in svantaggio per 3-1. Nel bull-pen aveva si stava addirittura scaldando Marc Civit, il lanciatore spagnolo da poco arrivato a San Pancrazio, destinato al ruolo di partente per il secondo incontro, ma utilizzabile anche in Gara-1 grazie al suo status di “AFI”. In tribuna stampa ci siamo guardati, poi qualcuno ha fatto partire una telefonata e Civit è tornato a sedersi. Giustamente.   Anche perché nel frattempo il Nettuno aveva preso il largo. “Lasciamoli andare”, deve essere stato il succo del discorso.

A cena i volti sono rilassati, distesi, i ragazzi scherzano.  Arriva il momento di tornare in campo e sul monte c’è Civit, per il resto la formazione è praticamente la stessa di Gara-1. Sul monte del Nettuno c’è Lars Liguori, uno sul quale la dirigenza tirrenica punta molto. Pronti via, dopo una prima difesa chiusa a zero, la Crocetta va in battuta e segna due punti. Givaine Basilia, il lead-off di Curacao, schierato interbase era alla sua seconda presenza stagionale. Sembrava quasi un oggetto misterioso: si era infortunato appena arrivato in Italia, vittima anche dell’escursione termica rispetto al suo paese. Sembrava un po’ isolato dal gruppo e qualcuno già esprimeva qualche dubbio sul suo valore. Lui sentiva la “pressione” e sembrava quasi fosse imprigionato dal desiderio di dimostrare a tutti i costi le sue reali capacità. Tanti swing potenti, ma a vuoto.

Quell’andatura dinoccolata e il fisico minuto, nonostante l’altezza, che lo ponevano a metà strada tra il Tino Asprilla anni ’90 in versione baseballistica e il Willy Mays del film “Major League”. Anche per la sua velocità, caratterizzata da grandi falcate, grazie alla lunghezza delle sue gambe.

Diventava lui uno dei grandi protagonisti, già al primo turno in battuta, quando arrivava fino in seconda, sfruttando l’errore di tiro del nettunese Barbona, poi avanzava in terza sul singolo di Manuel Piazza, uno dei simboli di questa Farma, uno dei leader della squadra, che grazie alla sua esperienza e alla sua duttilità partecipava poi alla realizzzione del punto del vantaggio.

Manuel si staccava dal cuscino sul terzo lancio di Liguori contro Lorenzo Gradali, che girava a vuoto ma non colpiva la palla per il più classico dei batti e corri. Il seconda base della Farma arrivava fino in seconda e batteva l’assistenza del ricevitore. Nel frattempo Basilia era bravissimo a prendere il tempo e scattare verso casa base. L’assistenza di ritorno non era precisa, ma la sua velocità sarebbe stata comunque tale da permettergli di arrivare salvo sul tempo.

Ci pensava poi un altro con esperienza di massima serie, Guido Gerali, a spingere a punto Piazza con un singolo al centro. Poi entrava in scena il lanciatore Civit, che inanellava un’eliminazione dietro l’altra, alla fine totalizzerà dieci strike-out in sette riprese, aiutato anche dalla difesa, come al quarto, quando il ricevitore Fava elimina Rosa Paniagua nel tentativo di “rubare” la seconda. Subito dopo Mercuri guadagnava la base ball. Sarebbe stata tutta un’altra situazione.

Al quinto i bianco-azzurri segnavano altri due punti. Ed erano ancora Basilia e Piazza i protagonisti: il primo esplodeva in una linea lungo la linea di foul di destra e con la sua rapidità arrivava fino in terza, permettendo a Francesco Marchesi, autore di un singolo, di correre fino a casa per il 3-0, Il secondo eseguiva un perfetto squeeze play sul lanciatore, permettendo all’antillano di segnare il 4-0.

Il punteggio non cambiava più, grazie a Civit, alla difesa che giocava sulle ali dell’entusiasmo, come se camminasse ad un metro da terra, ma anche al “closer” Pedro Guerra, salito all’ottavo e impeccabile per due riprese.

La Farma poteva festeggiare un altro scalpo eccellente. Il suo lanciatore, in un’intervista effettuata venerdì, ci ha detto che l’obiettivo è arrivare alla Poule scudetto: chissà, giocando così, nulla è impossibile!

L’IMPRESA DELLA CIEMME

Ma veniamo alla Ciemme e alla sua strepitosa prova di ieri mattina.

Sulla carta non c’è partita. Quella Fortitudo che ha conteso fino all’ultimo out della settima partita di semifinale l’accesso alla serie per lo scudetto al Parmaclima 2022 e che poi ha vinto la Coppa Italia. La Fortitudo degli undici scudetti e delle quattro coppe dei campioni. Contro la Ciemme che solo nel 2019 era in serie B e che presenta un roster, ad eccezione dei tre stranieri, di ragazzi giovani. Bravi, ma ancora giovani.

Invece no. Nel baseball nulla è scritto, le partite vanno giocate, senza pensare all’avversario, senza pensare alla classifica, senza paura.

Così è scesa in campo la Ciemme. Così è andato sul monte di lancio dello stadio “Cavalli” il lanciatore Carnevale. Giovanissimo, arrivato all’Oltre quest’inverno da Piacenza. E’ un prospetto nel giro delle nazionali. Sul suo svilppo punta molto Melassi, ma non solo. Per sei riprese ha praticamente nascosto palla ai battitori bolognesi: 0 su 4 Agretti, 0 su 3 Dobboletta, 0 su 4 Deotto. Solo il seconda base Helder e Julian Dreni (entrambi a 2 su 4), senza dimenticare l’ex Collecchio Gamberini, autore di un fuoricampo, sono riusciti ad impensierire i lanciatori della Ciemme. Simone realizzava sette strike-out e concedeva solo quattro valide, tra le quali il fuoricampo con il quale Gamberini aveva accorciato le distanze al quinto. L’Oltre era già sul 4-0, grazie ai punti segnati al terzo. Protagonisti erano Bettati, che apriva il turno guadagnando la base ball, Emanuele Lori (devastante con il suo 3 su 4), che lo mandava in seconda con un singolo, Guglielmi che li faceva avanzare con un bunt e giungeva salvo per scelta difesa, poi Perez Santana che portava a casa base Bettati e Lori con un singolo, Tiburtini, che metteva in campo una rimbalzante con la quale permetteva a Guglielmi di segnare il 3-0 e Sebastiano Catellani che batteva valido sul centro sinistra spedendo a casa anche Perez, tra il tripudio generale.

Si trattava di difendere il vantaggio. I gialloblù si stringevano attorno al suo lanciatore. Bologna non ci stava e dopo aver accorciato con il fuoricampo di Gamberini, si faceva ancora più vicina al settimo: con due eliminati, Carnevale concedeva la base ad Agretti e lasciava il monte a Catellani, che passava anche Dobboletta, dopo l’avanzamento dello stesso Agretti su palla mancata. Un lancio pazzo permetteva ai due bolognesi di avanzare e una valida di Helder li spingeva a punto. La Fortitudo avrebbe potuto pareggiare, nel box andava Albert, l’ex grossetano, che incuteva timore. Ma Catellani lo metteva strike-out. Sembrava passato il pericolo, ma al nono arrivava la doccia fredda del pareggio felsineo, ancora con due eliminati. Lo segnava Helder, autore di un singolo, sul doppio di Albert, contro Michele Pomponi, che era tornato al suo antico ruolo di lanciatore. Tutto da rifare. Nel frattempo in attacco la Ciemme si era spenta, perché la Fortitudo aveva mandato sul monte due pezzi da novanta. Prima Bassani, che aveva nascosto la pallina, poi, al nono, addirittura Crepaldi, uno che sarebbe venuto volentieri al Parmaclima, ma qualcosa è andato storto.  “Pippo” aveva lasciato al piatto prima Spagnolo, poi Pomponi. Andava nel box Bettati che limava una base ball fondamentale, con grande pazienza e scalfiva la sicurezza del lanciatore della nazionale. Dopo di lui andava Lori e piazzava una gran valida a sinistra, mandando il compagno in terza e lasciando la partita in mano al giovanissimo Guglielmi. Due out, uomo in terza, parità assoluta. Radaelli entra a “visitare” il suo lanciatore. Si torna a giocare: primo lancio ball, secondo lancio Strike guardato, terzo lancio uguale. Sul quarto Guglielmi si avventa ma va in foul. Il quinto è quello buono: valida al centro, punto a casa e via alla gran festa. Tutta la panchina si precipita ad abbracciarlo, è una grande gioia, è un’impresa, la prima, storica, per la Ciemme, che mai aveva battuto una “big” in precedenza.

Non era la miglior Fortitudo, d’accordo. Le motivazioni per le grandi in questa prima fase scarseggiano. Lo abbiamo visto con il Parma che ha faticato nelle prime riprese delle prime partite, lo abbiamo visto con il Grosseto, con il Nettuno. Però questo non toglie nulla all’impresa di un gruppo che ha strameritato una vittoria sudata, al termine di una prova magistrale, dimostrando talento, determinazione, resilienza. Tutto in una mattinata. Si spera, un’alba di una stagione di soddisfazioni.

Per Parma un week end di festa, l’orgoglio per due vittorie storiche, due imprese che resteranno scolpite a caratteri cubitali nella storia del batti e corri della città.

 

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