Ci sono voluti tre giorni di attesa, ma poi il trionfo è arrivato, con merito, grazie ad un gruppo di giocatori straordinario, di una forza mentale impressionante e di una resilienza, degna, davvero, delle grandi squadre. Parma si era presentata ai play-off con i lanciatori contati, dopo l’addio di Lugo, che grazie anche alle ottime prestazioni con il Parmaclima, aveva firmato un contratto con un’organizzazione professionistica, dopo il licenziamento, giusto, di Pirvu, per motivazioni disciplinari, con un giocatore con una spalla e mezzo, un altro con mezzo polso rotto, un altro ancora con uno stiramento. Non ci sono mezze parole: la vittoria del Parmaclima per 2-1 nella quinta e decisiva sfida di semifinale scudetto sul campo del Rimini non decreta “solo” l’accesso, dopo otto stagioni di sofferenze, ma suggella il valore di una squadra che ad inizio stagione molti critici definivano, degna, forse, del quinto o se tutto fosse andato bene, quarto posto. So che è poco elegante rinfacciare, o ricordare dichiarazioni o pronostici, che poi per me erano certezze, fatti in momenti non sospetti, ma è assolutamente innegabile che su queste righe, in sede di presentazione della squadra a inizio stagione si sia parlato di rosa in grado di puntare al massimo risultato (che poi tra arrivare in finale e vincere, se vogliamo, c’è una differenza grande come una casa, ma non toglie nulla al valore della squadra e del percorso compiuto..). Ed è innegabile che a quelle dichiarazioni siano seguite diverse prese in giro, addirittura venne effettuato un sondaggio su instagram, nel quale si chiedeva se questo sarebbe stato l’anno dello scudetto e il 90% circa dei votanti, compresi alcuni tesserati votarono “NO”. Questo non certo per criticarli, anche perché spesso tra gli sportivi a prevalere è la cabala, al di là delle reali speranze, ma semplicemente per spiegare quanto contro corrente fosse il mio pensiero.

Sarebbe inelegante anche disquisire sulla gestione tecnica delle prime riprese, che hanno rischiato di condizionare una grandissima impresa che a mio parere era giù scritta, non scontata, non facile, tutt’altro, ma già scritta. Quando si vince, si vince tutti insieme, nonostante tutto. Quindi, oltre alla squadra e alla società, stanotte trionfa giustamente anche lo staff tecnico. Fin qui le considerazioni, ora la cronaca…

Si parte alle 20,30, perfetto orario e, finalmente, tempo splendido. Sul monte del Rimini, come previsto, c’è Ruiz, su quello del Parma, un po’ a sorpresa, c’è Garcia, che parole del tecnico, “Contro il Rimini non è mai andato oltre la terza ripresa”, ma stavolta, la scelta è assolutamente indovinata. Per cinque riprese Garcia domina tranquillamente i battitori del Rimini, con un’eccezione, che forse non dipende solo da lui e che potrebbe costare carissima in una partita potenzialmente chiusa: Secondo inning, punteggio sullo 0-0, dopo aver lasciato strike-out Angulo, il cubano si trova di fronte Ustariz, il temibile bomber che nelle prime partite della serie  ha fatto vedere i sorci verdi al Parma, tra fuoricampo e battute da extra base. La decisione della panchina del Parma è quella di sfidarlo: male, perché la pallina finisce, manco a dirlo, dietro la recinzione a sinistra. Niente paura, però, siamo solo al secondo inning e c’è tutta una partita da giocare. Infatti al cambio campo Parma mette immediatamente in base i punti del sorpasso: valida di Scalera, valida di Koutsoyanopoulos, intelligentemente avanzato lead-off, finalmente, al posto di Desimoni. Va a battere proprio l’esterno mancino del Parmaclima con zero eliminati e tutto lo stadio si aspetta un bunt, tanto che i difensori agli angoli entrano. Invece? No, Scalera ruba la terza e viene eliminato, poi due rimbalzanti in diamante di Desimoni e Mirabal chiudono la metà dell’inning con Rimini ancora avanti 1-0. Ma i rimpianti aumentano al quarto, quando Zileri apre il turno con un doppio, anche se poi, sulla battuta in diamante di Poma, si fa eliminare nel vano tentativo di raggiungere casa-base. Fosse andato a battere al turno precedente, chissà…

Fattostà, comunque, che Parma non molla, è perfetto in difesa e riesce a risolvere anche un’altra situazione con corridori agli angoli. Non batte, però dal quinto sul monte sale Casanova e cambia il mondo. Rimini sembra diventare piccolo, piccolo, Parma prende ancora più fiducia e al settimo trova il pareggio sul gesto tecnico di uno dei suoi campioni più rappresentativi: il fuoricampo di Sambucci ha un effetto devastante sulla partita, prima, in senso positivo, sul Parma, poi, in senso negativo, sul Rimini, che vede minate le sue certezze, già rese più fragili dall’andamento della serie. E, nonostante il bottino della ripresa possa risultare più pingue, dopo la valida di Moreton, la sostituzione di Ruiz con Hernandez, il salvo per scelta difesa di Paolini e la base ball a Scalera, sprecate dall’eliminazione in diamante di Desimoni, la squadra di Meli e Zbogar ribalta il punteggio, in modo definitivo, al nono. Il lead-off dell’inning, Poma, arriva salvo in prima per errore, poi avanza in seconda su battuta in scelta difesa di Moreton, vola in terza sulla valida di un Paolini carico a mille e successivamente segna il definitivo 2-1 su lancio pazzo, quando in battuta c0’è Koutsoyanopoulos. Lo strike-out di Scalera e le ennesime eliminazioni in diamante di Desimoni e Mirabal mandano Parma in difesa del misero punto di vantaggio per l’ultimo assalto dei campioni d’Italia. Che diventano subito “Ex”, dopo lo strike-out al pinch-hitter Giovanni Garbella, all’eliminazione in prima di Noguera e ad un altro, decisivo, Kappa, ai danni questa volta del temibile Romero, arrivato in immediata successione alla valida della disperazione realizzata dall’ex Nicola Garbella. Lo strike-out del sudamericano scatena la giustificata esultanza parmigiana, per un’impresa che resterà a lungo nei ricordi di tutti gli appassionati. Ora la squadra di Poma è ad un passo dallo scudetto, sfavorito,stanco, ma…tentar non nuoce e l’entusiasmo potrebbe significare una marcia in più. Ad un passo dallo scudetto. Un passo, anzi…tre passi. E non è una gufata…

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