Insieme al Bologna hanno dato vita alle serie di Play-off più avvincenti degli ultimi anni, hanno dato lustro al campionato italiano, tenendo gli spettatori incollati ai seggiolini o davanti agli schermi fino al dodicesimo inning di una combattutissima Gara-7 della finale scudetto. Ora, Parma e San Marino si ritrovano fianco a fianco a combattere una battaglia che dovrebbe essere di tutto il baseball italiano. La battaglia di chi non vuole che questo sport scompaia definitivamente, di chi vuole permettere ai giovani che si affacciano su un diamante di poter ambire un giorno a confrontarsi con il livello più alto possibile in ambito nazionale e continentale. Di chi vuole che la nazionale possa attingere dal maggior numero possibile di giocatori italiani in grado di competere a livello europeo e mondiale. Un campionato come quello disegnato ancora una volta dalla federazione non persegue nessuno di questi scopi, ma va esattamente nella direzione opposta. Stadi vuoti, partite finite con venti punti di scarto, su terreni improponibili, ad orari e in giorni assurdi, magari sotto il sole cocente di un agosto da 40 gradi allontanano non solo il pubblico e un’opinione pubblica sempre più disinteressata a questo sport, ma anche tanti ragazzi che da anni calcano con passione e spesso e volentieri gratuitamente i diamanti italiani. Magari proprio i ragazzi che compongono i roster delle cosiddette “piccole” squadre, le cui società si vantano sui giornali locali di partecipare ad un massimo campionato che in realtà non è tale, solo perché è stato allargato a dismisura il numero di partecipanti. A nessuno di loro fa piacere uscire nove volte su dieci sconfitti di venti punti, dopo essersi magari svegliati alle cinque di mattina del sabato per farsi cento o duecento kilometri di pullman per giocare due partite che sanno già che non vinceranno. E magari resteranno in panchina perché la loro società, nel maldestro tentativo di competere con le “grandi”, al loro posto avrà tesserato giocatori comunitari o extracomunitari ai quali probabilmente pagherà anche un rimborso. Alla faccia loro. La battaglia che stanno combattendo Parma e San Marino, le uniche che hanno avuto il coraggio di questo gesto, che rimarrà simbolico, perché non hanno nessun interesse a restare fuori dal campionato, è anche per questi ragazzi. Qui non è il numero di squadre partecipanti al massimo campionato il problema, non lo è nemmeno il numero di partite settimanali e finanche gli inning da giocare. Il problema è la mentalità. Lasciamo stare i discorsi sulle vecchie franchigie o su una presunta elite. Facciamo giocare le squadre contro avversarie del loro stesso livello, facciamo giocare tra di loro quelle che hanno più disponibilità economiche, più materiale umano e strutture migliori a disposizione e diamo la possibilità ai giovani di aspirare a quel livello. In serie A1 bisogna arrivarci per meriti, per capacità, non per concessione divina! Altrimenti che senso ha fare investimenti nei giocatori e nelle strutture di gioco e allenamento, nell’organigramma societario, nell’organizzazione di eventi?

Se vogliamo che questo sport muoia definitivamente, questa è la strada. Ma poi non lamentiamoci se la nazionale prende dieci punti dalla Repubblica Ceca, se non si qualifica per le Olimpiadi, se riesce a partecipare al World Baseball Classic con sempre meno giocatori italiani. Non lamentiamoci se i comuni non destinano fondi per migliorare le nostre strutture, se il costo delle bollette diventa insostenibile, se il prezzo del materiale diviene di man in mano sempre meno accessibile, perché ci proponiamo sempre come individui e mai come gruppo. Non lamentiamoci se sulla Gazzetta dello Sport troviamo mezza pagina sul cricket e nemmeno una riga sul baseball. Se in televisione trasmettono le sfide di biliardo, ma non quelle del batti e corri.

Parma e San Marino, insieme alle altre big, hanno fatto delle richieste alla federazione. Queste richieste sono rimaste inascoltate e per tutta risposta è stata divulgata una circolare attività agonistica con decisioni già prese, prima di consultare le società. Segno che, evidentemente le esigenze delle squadre di vertice non interessano.

Le società campione e vice campione d’Italia hanno voluto dare un segnale. Ma evidentemente non è stato colto: ci si continua ad interrogare se parteciperanno o meno al campionato e se è giusto o meno che siano state prorogate le date per l’iscrizione. Allora non abbiamo capito nulla! Non è questo il punto: certo che Parma parteciperà al campionato, certo che San Marino difenderà il suo scudetto, ma non vogliono essere prese in giro! Non vogliono che il baseball italiano venga, costantemente, preso in giro. Però agire nel silenzio non serve a nulla: non iscriversi e dopo due giorni andare a commentare su un social network, tranquillizzando i tifosi sulla propria partecipazione rappresenta un autogol! Adesso queste due società hanno la straordinaria opportunità di catturare l’interesse dell’opinione pubblica, locale e nazionale, di accendere i riflettori su una situazione che deve stare a cuore a tutto il movimento! Guai a non sfruttarla! Perché, purtroppo, fa più clamore un Parma che, per assurdo,  non partecipa al campionato, di un Parma che lo vince!

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