Inizia martedì in Olanda l’avventura europea del Parmaclima detentrice del massimo alloro europeo. Un tempo si chiamava Coppa dei Campioni e partecipavano solo le squadre vincitrici del campionato nazionale, più la detentrice del trofeo. In alcune occasioni, per alzare il livello della manifestazione, fu allargata ad alcune invitate, italiane e olandesi, di prestigio. Dal 2008 la European Cup riunisce la vecchia Coppa Campioni e la vecchia Coppa delle Coppe ( e poi Coppa Ceb) e ha iniziato un inesorabile declino tra abbassamento del livello tecnico, cambi di formule e rinunce illustri. Ma per Parma è sempre un’occasione speciale. Ha vinto la vecchia Coppa Campioni tredici volte, più una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e due edizioni del campionato europeo per club: le ultime due, appunto. Ha vinto quattro edizioni consecutive, nel 198, 1981, 1983 e 1984 (nel 1982, come nel 2020 per il Covid, la manifestazione non si è disputata, per non interferire con i mondiali in korea) e per tre anni consecutivi tra il 1986 e 1988.
Da quando, nel 1976, la mitica Germal ha vinto il primo storico scudetto del baseball parmigiano, l’Europa ha sempre rappresentato un territorio di conquista e un teatro di strepitosi successi per il nostro batti e corri. Una storia d’amore, quella tra il Parma baseball e la “fu” Coppa dei Campioni, ora European Champions Cup, sbocciata al primo incontro, nel 1977, quando la Germal conquistò il titolo, alla terza e decisiva sfida di finale, contro il Rimini, in una sfida leggendaria tra due super star del monte di lancio, Gioia e Romano. Ma quell’edizione passò alla storia anche per l’emozionante sfida di semifinale, giocata in un Europeo gremito ben oltre il limite della capienza, tra la Germal e gli olandesi dell’Harlem Nichols. Vinse Parma per 6-4 al termine di nove riprese gonfie di emozione e di colpi di scena. Una partita passata alla storia anche per l’infortunio occorso a Castelli, travolto a casa base da Sal Varriale che segnava il punto decisivo.
L’anno dopo Parma concede il bis, ancora contro Rimini, questa volta a Bologna. Ancora alla terza partita. Gli acerrimi rivali romagnoli si prendono la rivincita l’anno successivo, ma la “pausa di riflessione” tra Parma e la Coppa dei Campioni dura un solo anno, perché nel 1980 la Parmalat torna sul gradino più alto del podio. Una vittoria ancora più importante, perché conquistata in Olanda, ad Amsterdam, sul campo dei tradizionali rivali olandesi. Decisivo un fuoricampo del parmigiano Claudio Corradi, vero e proprio recordman della manifestazione: tredici successi (10 da giocatore 2 da coach, 1 da manager). Quello del 1980 è anche il primo di un decennio di assoluto dominio: solo nel 1985 e nel 1989 Parma non vince (nel 1982 la Coppa non si disputò).
L’edizione del 1981 è il capolavoro organizzativo dei dirigenti della Parmalat: sei squadre in campo, partite dal mattino fino a notte per sei giorni. Un successo di pubblico irripetibile, con gli spalti quasi sempre pieni. Soprattutto per la sfida decisiva, protagoniste, manco a dirlo, Parma e Rimini. Vince la Parmalat, che una settimana prima aveva vinto anche lo scudetto. Nuovo trionfo olandese, sotto la pioggia, nel 1983. L’ultima giornata non si può giocare, Parma, Rimini e gli olandesi sono a pari merito, ma si deve ancora giocare la sfida tra le due italiane. Allora Notari convince la commissione tecnica, con grande abilità diplomatica: gli olandesi hanno battuto il Rimini, Parma ha battuto gli olandesi, quindi deve essere prima. Così fu.
Non riesce la rivincita, al Rimini, nemmeno nel 1984, quando Remmerswaal, a dispetto di una nottata alcolica, va in campo e sfiora la perfect game: la World Vision vince 12-0 in sette riprese sul neutro di Bologna e si tiene la Coppa. Che perderà un anno dopo, quando sarà proprio il Bologna a vincere il titolo all’Europeo di Parma. Ma nel 1986 c’è subito la rivincita e al “Gianni Falchi” è la World Vision a trionfare. Perso l’incontro del girone, la squadra allenata da Varriale deve per forza vincere due partite. La sfida del pomeriggio è nervosissima, caratterizzata dalla scazzottata tra il lanciatore Cherubini e l’oriundo del Bologna Talarico, che causa l’espulsione dell’americano della Biemme Lenny Randle. Parma vince e vince anche la bella in serata, riportando nel ducato una Coppa che è ormai di casa.
La vittoria del 1986 è anche la prima di uno storico tris, mai più riuscito: seguono infatti i trionfi del 1987 a Parigi, in finale contro il Grosseto Campione d’Italia in una finale vinta da Mike Pagnozzi contro il “divino” Olsen per 4-0 e quello del 1988, all’Europeo di Parma, pieno per la sfida decisiva contro il Rimini vinta sul monte da Angulo, con salvezza di Mari, ma soprattutto grazie alle prodezze di Poma e Tondini, di Baez e Manzini in battuta.
Bisogna attendere il 1992 per il decimo sigillo che vale la “stella”, conquistato in terra olandese, a Rotterdam, alla “bella” con i padroni di casa. Edizione rimasta nella memoria collettiva per le imprese del lanciatore Lazorko, partente nella prima gara di finale e rilievo nella seconda, nell’arco della stessa giornata. Ma anche di Rick Lancellotti, il prima base americano che fino a quel momento aveva deluso in campionato, ma che risultò decisivo con i suoi chilometrici fuoricampo, che superarono i campi della Little League, dietro l’esterno del diamante olandese.
Si vince ancora in Olanda, nel 1995, ma quello era il Cariparma stellare di Bianchi, Ceccaroli, Fochi, Carrozza e dello straordinario lanciatore cubano Faustino Corrales.
Dopo la sconfitta in finale nel 1996 e la vittoria della prima Coppa delle Coppe nel 1997, ecco un nuovo trionfo, nel 1998 a Barcellona,con Corradi allenatore e l’australiano Cederblatt sul monte di lancio solo per la settimana di Coppa. Decisivo lo stakanovista Lono, di nuovo sul monte di lancio nelle riprese finali, dopo aver lanciato in semifinale.
Del trionfo di Nettuno nel 1999 molti ricordano la goliardata delle palline “fungate” direttamente in mare dai giocatori, dalla terrazza dell’hotel Marocca, per impedire all’allenatore Ugolotti di far svolgere l’allenamento. Ma fu anche e soprattutto il trionfo dell’ex lanciatore di MLB Willy Fraser, conosciuto per il suo particolare lancio con la pallina impugnata tra le due dita, denominato “split finger”. Determinanti anche i fuoricampo di Seth Lafera e Matteo Dall’Olio nella sfida di semifinale contro gli olandesi. Il giorno dopo contro il Nettuno non ci fu partita e il Cariparma si tenne la coppa.
Poi la lunga astinenza, durata tredici anni, fino al liberatorio trionfo di Ostrava del 2021, ottenuto tra grandi difficoltà. Persa la prima partita del girone contro Bonn, il Parmaclima supera cechi e olandesi, qualificandosi come seconda, per la semifinale contro Bologna. I bolognesi risparmiano il loro miglior lanciatore, sicuri di vincere, Parma fa la partita perfetta. E vince. “Se la rigiochiamo dieci volte, ne vinciamo nove”, la celebre frase dei giornalisti e tecnici di Bologna. Fatto sta che il Parmaclima va in finale e trascinata dai fuoricampo di Astorri e Sambucci, trionfa contro Bonn, che aveva sorprendentemente eliminato gli olandesi del Neptunus Rotterdam .
Ancora Bonn, avversaria di Parma nella semifinale dello scorso anno, giocata proprio nell’impianto tedesco, finita al decimo inning. E battaglia ricca di pathos pure la finale contro Amsterdam, sempre avanti, con Parma a rincorrere. Fino alle zampate di Joseph e Gonzales. E alla stratosferica chiusura di Marc Habeck. La Coppa tornava a Parma per la quindicesima volta.
Da martedì l’irripetibile opportunità di ottenere uno storico tris, a trentacinque anni di distanza