FOTO DI COPERTINA: ALEX LIDDI IN GARA-3 (CREDIT MANGUERA PRENSA-BENEDETTI)

 

La stagione del Parmaclima è terminata: la sconfitta per 2-1 nella quarta sfida della serie di semifinale contro l’Unipol Sai Bologna ha determinato la giusta eliminazione della squadra allenata da Saccardi, che si è dimostrata inferiore ai bolognesi in tutti i fondamentali, ma che soprattutto non è stata in grado di competere a livello mentale contro un’avversaria che ha avuto un approccio migliore in tutti i momenti decisivi.

L’andamento della quarta partita è stata l’esatta sintesi della stagione del Parmaclima, soprattutto per quanto riguarda la fase finale.

La differenza in campo va molto oltre quello che ha detto lo scarto nel punteggio, in tre gare su quattro di un solo punto.

Tra Gara-1, Gara-3 e Gara-4 Parma ha sempre battuto più valide degli avversari ma non ha mai battuto a casa un punto, l’unico che è riuscito a segnare è entrato su una palla mancata del ricevitore. Andando a memoria, per quattro volte ha portato almeno un corridore in posizione punto con meno di due eliminati e non è riuscito a segnare. Non ha avuto dalla parte centrale del line-up il contributo necessario per sbloccare l’incontro o per girare l’inerzia della sfida in nessuna partita della serie, tranne, in parte, in Gara-2, ma è stato un incontro particolare, dominato dagli attacchi, con i lanciatori italiani che hanno mostrato problemi da entrambe le parti. Mineo è stata la più grande delusione, con un 2 su 11 (.181), ma soprattutto a 0 su 9 tra Gara-1, Gara-3 e Gara-4 e a far pesare ancora più in negativo il giudizio è stata quella sanguinosa battuta in doppio gioco al sesto inning della quarta partita di ieri sera. Nullo il contributo di Alex Liddi, catapultato dall’oggi al domani in una realtà che conosceva poco, con la serie ormai compromessa e un carico di emozione e pressione che non è stato in grado di reggere. Nullo anche il contributo di Alex Sambucci, comunque il meno impiegato del lotto. Non è stato positivo nemmeno il rendimento di Astorri, che ha colpito tre valide su dodici turni, ma due in Gara-2 e una ieri sera, quando forse era troppo tardi. Può trarre in inganno la media di Manuel Joseph, che ha chiuso la serie a .375, con tre valide su 8 turni, ma solo ieri sera ha mostrato quell’approccio positivo che ci si aspettava, con due valide che avrebbero meritato miglior seguito. Spiccano invece i due Gonzales, entrambi a  416 (5 su 12), ma le loro “mancanze” sulle basi sono risultate determinanti, così come quella di Sebastiano Poma di ieri. Il capitano però nel box è stato forse, nel complesso, al di là dei numeri,il più positivo: ha battuto .333 con 4 valide su 12 turni e una base ball. Male a guardare i numeri anche Desimoni, il peggiore, come media, dopo Mineo, ma determinante ieri nello spostare in terza Gonzales, poi autore del punto del vantaggio, così come lo sarebbe stato in gara-3 con quel doppio sul quale poi lo stesso Noel Gonzales è stato eliminato a casa, oppure in Gara-2, quando al quinto inning ha spinto sempre Noel in seconda con un bunt, ma poi ne Flisi ne Poma sono riusciti a spingere a casa il punto. Sempre in gara-2 aveva spinto a casa il punto del temporaneo 2-0 al secondo inning.

Le due squadre, a grandi linee, si equivalgono dal punto di vista tecnico, ma a fare una grande differenza è stato l’aspetto mentale: Bologna ha dimostrato di essere più pronta a giocare partite di questa importanza, a sfruttare le occasioni nei momenti decisivi. Oltre, elemento di non poco conto, a mettere in campo una potenza superiore: tre fuoricampo, tutti decisivi. Il primo di Helder ha deciso Gara-1 di misura, gli altri, realizzati in Gara-2 sono arrivati nel momento clou della partita e hanno spostato l’equilibrio in favore di Bologna. A tenere in partita Parma ci hanno pensato i lanciatori: Molto bene Lugo in Gara-1, bene Contreras e soprattutto De Leon in Gara-3, stratosferico ed encomiabile Guillen in Gara-4. Ma hanno rivaleggiato con altrettanti protagonisti, da Porfirio Lopez a Rivero, per finire a Molina e perfino Robles che ha chiuso il quarto incontro.

Ieri sera il Parma aveva le spalle al muro e un piede già fuori dai play-off, ma è sceso in campo deciso a vender cara la pelle e già al primo inning ha riempito le basi con un eliminato, ma il partente bolognese è stato glaciale nel lasciare al piatto sia Mineo che Astorri. Al secondo inning, dopo aver segnato con Noel Gonzales su palla mancata il punto del vantaggio con due out, prima Poma, poi Luis Gonzales hanno battuto valido, ma con Liddi nel box, Poma ha pensato bene di cercare di rubare la terza base con la palla in mano al lanciatore: out e inning terminato.

Al quarto Bologna ha pareggiato con Helder su valida di Gamberini e avrebbe potuto anche portarsi in vantaggio se Albert non avesse tentato una corsa suicida a casa base, poi espulso giustamente per aver cercato con il piede a martello la gamba del ricevitore Monello, disinteressandosi del piatto.  Un regalo che Parma non ha saputo sfruttare, così come non ha saputo sfruttare il regalo successivamente fatto dall’arbitro, che non ha espulso Guillen, che ha giustamente colpito il primo battutore successivo al trambusto provocato dall’entrataccia di Albert. Colpito legittimo, ma palesemente intenzionale, quindi sanzionabile con l’espulsione a norma di regolamento. Tra quarto e quinto inning il Parmaclima si è eclissato in battuta e al sesto ha gettato al vento l’ennesima clamorosa occasione: Joseph ha aperto il turno con un singolo, ma subito dopo Mineo con uno strike, ha battuto in doppio gioco. Sanguinoso perché il battitore successivo, Astorri, ha a sua volta battuto valido e Parma si sarebbe portato quasi certamente in vantaggio. La differenza tra le due squadre si è vista nella parte alta del settimo: con due out e Liberatore in seconda (valida, poi avanzamento su bunt di sacrificio), Paolini, uno degli ex, ha avuto la freddezza di battere il singolo al centro che è valso il punto del definitivo 2-1. Perché al cambio campo, ancora una volta, il Parmaclima non ha saputo concretizzare una situazione di corridori in prima e seconda, con un due out, ma Alex Liddi nel box, che non è andato oltre un Pop Fly, comodamente colto al volo da Deotto.

Complimenti al Bologna, quindi, che ha strameritato, più di quanto non dicano i risicati punteggi delle sfide, la qualificazione alla finale, mostrandosi più squadra, più completa, più pronta a giocare le cosiddette partite da soldi.

Parma però sbaglierebbe a pensare che basti poco che colmare il Gap, perché commetterebbe lo stesso errore commesso quest’anno dopo aver perso lo scudetto a Gara-7 nel 2022. La realtà parla di un confronto impari, tra una squadra composta interamente da giocatori (tra italiani, comunitari ed extracomunitari) professionisti, che quindi fanno del baseball la loro attività principale e un’altra, composta in gran parte da ragazzi italiani della zona, che gioca a baseball per divertimento o comunque come un secondo lavoro, al quale destinano grande passione, ma al quale non possono dedicare lo stesso tempo della loro attività principale. Con tutti i limiti che comporta anche a livello di approccio mentale. E’ una differenza che non si può colmare se non facendo come ha fatto Bologna e come fa San Marino: costruire una squadra per la prima fase e una diversa nella fase finale con giocatori professionisti che vengono a rinforzo. Ma la domanda è questa: Vogliamo questo? Quanti giocatori italiani sarebbero disposti a partecipare ad un campionato inutile, non allenante, per poi, quando arrivano le partite che contano, lasciare il posto ai “campioni”? Quanto durerebbe il giochino? Quante persone in più si richiamerebbero allo stadio? Quante risorse economiche costerebbe alla società, senza un ritorno in termini di visibilità, sponsor, incassi?

La società del Parma baseball ha scelto di dare priorità allo sviluppo dei giocatori autoctoni, anche a scapito di successi importanti ed è giusto che porti avanti questa filosofia. Ma sarebbe corretto non illudere la gente e non raccontare realtà che non esistono: Parma non ha la possibilità di competere con certe super potenze, se non si verificano particolari coincidenze come successo lo scorso anno. Lanciatori stranieri dominanti, battitori devastanti, in forma nel momento clou della stagione, quel pizzico di buona sorte che aiuta nelle situazioni decisive. Ma può capitare una, due volte, non è la regola. Questo è bene che la gente lo abbia chiaro in testa.

 

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